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Mostra permanente

Gino Terreni

Gino Terreni (Empoli, 1925-2015) è stato un artista italiano fortemente legato all’Espressionismo, avvicinabile alle correnti nordiche ma da lui interpretato con caratteristiche tutte toscane, originali. A causa della guerra, (dopo l’8 settembre 1944 si unisce ad una formazione partigiana), interrompe gli studi artistici per riprenderli subito dopo presso il Magistero Fiorentino (Istituto d’Arte a Porta Romana), sotto la guida di Francesco Chiappelli e soprattutto di Pietro Parigi, grandissimo xilografo, che per Terreni sarà non solo maestro d’arte ma anche maestro di vita. Sperimentando con straordinaria capacità quasi tutte le tecniche conosciute – pittura, scultura, affresco, soprattutto la difficile xilografia, della quale diventa uno dei più eccelsi maestri al mondo – e affrontando ogni tipo di soggetto, dai nudi ai paesaggi fino alle nature morte, con sconfinamenti nell’astrattismo, Terreni, profondamente segnato dalla guerra e dalla violenza, fa della sua arte, e della sua vita, testimonianza della Storia italiana del Secondo Novecento: gli orrori della guerra, la speranza della pace, il ruolo fondamentale della donna-madre nella società moderna, l’epopea contadina e l’abbandono della vita dei campi, l’arte sacra e la mafia. Incessantemente ispirato e motivato a lasciare non solo un “segno” artistico ma anche civile, ha lasciato una produzione sterminata, con opere presenti in numerosi musei e gallerie italiani, tra cui gli Uffizi, e stranieri, luoghi di culto e luoghi pubblici: valga per tutti l’imponente Monumento internazionale alla Pace nel 50° anniversario della Resistenza (1994, bronzo e mosaico, cm 300×200) collocato all’Abetone (Pistoia).

Mostra permanente

Gino Terreni

Gino Terreni (Empoli, 1925-2015) è stato un artista italiano fortemente legato all’Espressionismo, avvicinabile alle correnti nordiche ma da lui interpretato con caratteristiche tutte toscane, originali. A causa della guerra, (dopo l’8 settembre 1944 si unisce ad una formazione partigiana), interrompe gli studi artistici per riprenderli subito dopo presso il Magistero Fiorentino (Istituto d’Arte a Porta Romana), sotto la guida di Francesco Chiappelli e soprattutto di Pietro Parigi, grandissimo xilografo, che per Terreni sarà non solo maestro d’arte ma anche maestro di vita. Sperimentando con straordinaria capacità quasi tutte le tecniche conosciute – pittura, scultura, affresco, soprattutto la difficile xilografia, della quale diventa uno dei più eccelsi maestri al mondo – e affrontando ogni tipo di soggetto, dai nudi ai paesaggi fino alle nature morte, con sconfinamenti nell’astrattismo, Terreni, profondamente segnato dalla guerra e dalla violenza, fa della sua arte, e della sua vita, testimonianza della Storia italiana del Secondo Novecento: gli orrori della guerra, la speranza della pace, il ruolo fondamentale della donna-madre nella società moderna, l’epopea contadina e l’abbandono della vita dei campi, l’arte sacra e la mafia. Incessantemente ispirato e motivato a lasciare non solo un “segno” artistico ma anche civile, ha lasciato una produzione sterminata, con opere presenti in numerosi musei e gallerie italiani, tra cui gli Uffizi, e stranieri, luoghi di culto e luoghi pubblici: valga per tutti l’imponente Monumento internazionale alla Pace nel 50° anniversario della Resistenza (1994, bronzo e mosaico, cm 300×200) collocato all’Abetone (Pistoia).

Antologia critica

Dopo il Guttuso di “Gott mit uns”, non è rimasto che Gino Terreni a testimoniare gli orrori della guerra e l’epos della Liberazione. Combattente nella brigata partigiana “Arno” e poi, sulla Linea Gotica, nel corpo dei Volontari della Libertà, Terreni ha vissuto i giorni belli e terribili che video la patria riacquistare la libertà e l’onore. (…) La sua arte è una testimonianza civile di altissimo significato, esempio e modello per le giovani generazioni. (…) L’ombra lunga della guerra è entrata nella vita e nello stile di Gino Terreni. I suoi riferimenti saranno d’ora in poi i neri inchiostri di Parigi, i Fusillados e i Capricci neri di Goya, gli espressionisti tedeschi, Guttuso e Maccari. (…) Il risultato sono opere dolenti ma non disperate, testimoni di grandi sofferenze ma non negate alle attese dei giusti e dei pacifici che un giorno – dice il Vangelo – possederanno la terra.

– Antonio Paolucci

Il mondo degli umili, degli ultimi, che già aveva sollecitato la sgorbia ribelle di Lorenzo Viani, nelle opere di Gino Terreni si fa tramite per ravvivare in ogni momento il ricordo terribile, incancellabile, della guerra., assumendo universalità di significato “per non dimenticare”. Riflessione, messaggio, monito. Richiamo instancabile alla pace, alla gioia per la vita, al dono dell’intelletto, alla speranza che sempre illumina il percorso umano, alla libertà che è esaltazione dei valori più alti di ogni persona. In quei volti trasfigurati ma segnati di forza e compostezza, in quei corpi piegati nell’estremo sacrificio ma sorretti dalla fede, alita un respiro di serenità, di amore, di altruismo, come nella rappresentazione del martirio di Padre Kolbe. (…) Mai più orrori e violenza! Sembrano gridare le figure che Gino Terreni ha inciso con infaticabile ardore su chilometri di legno di filo, oppure che ha scolpito nella pietra e nel marmo per imponenti monumenti. (…) Gino Terreni ha sempre guardato al futuro. Amava insegnare ai giovani. E lo faceva con grande semplicità, mai ostentando sapienza, bensì con umiltà, disponibilità e generosità nell’offrire con sincera naturalezza tutta la sua esperienza di arte e di vita. Con quella semplicità che è solo dei grandi.

– Gabriella Gentilini

Riflettendo sulla lunga e articolata produzione di Gino Terreni, mi giunge istintiva una frase: tutto, per lui, è arte; tutto, per lui, è sacro. La sua testimonianza dimostra la bellezza e la pienezza dell’arte, elemento che può abbracciare, accompagnare, e, soprattutto, riempire un’intera vita. Vissuta attraverso il filtro di tutte le forme artistiche, che hanno consentito a Gino Terreni di indagare l’esistenza, la speranza e la concretezza con carotaggi davvero magnifici e attraverso la scultura, il mosaico, il dipinto, l’affresco, la xilografia, la vetrata; attraverso piccole opere più intime e grandi segni pubblici. Egli è quindi il ritratto di un artista multiforme, eppure coerente e lineare nei suoi obiettivi estetici e sociali. Genialità, coerenza, dinamismo, sono le note che caratterizzano il suo spartito, eseguito lungo i novanta anni della sua vita.

– Marco Gamanossi

Artista che stupisce per la qualità e la quantità della sua produzione artistica oltre che per l’eccezionale varietà, Gino Terreni è uno sperimentatore alla stregua di un Leonardo da Vinci a cui si sente prossimo, non solo per la vicinanza dei rispettivi luoghi natali ma anche e soprattutto per quella curiosità intellettuale che lo ha condotto a cimentarsi con tecniche antiche, apportando modifiche e variazioni proprie. (…) Terreni vive per la sua arte e perché questa sia il veicolo di un messaggio imperituro rivolto soprattutto ai giovani, protagonisti del domani.

– Giovanna M. Carli

Antologia critica

Dopo il Guttuso di “Gott mit uns”, non è rimasto che Gino Terreni a testimoniare gli orrori della guerra e l’epos della Liberazione. Combattente nella brigata partigiana “Arno” e poi, sulla Linea Gotica, nel corpo dei Volontari della Libertà, Terreni ha vissuto i giorni belli e terribili che video la patria riacquistare la libertà e l’onore. (…) La sua arte è una testimonianza civile di altissimo significato, esempio e modello per le giovani generazioni. (…) L’ombra lunga della guerra è entrata nella vita e nello stile di Gino Terreni. I suoi riferimenti saranno d’ora in poi i neri inchiostri di Parigi, i Fusillados e i Capricci neri di Goya, gli espressionisti tedeschi, Guttuso e Maccari. (…) Il risultato sono opere dolenti ma non disperate, testimoni di grandi sofferenze ma non negate alle attese dei giusti e dei pacifici che un giorno – dice il Vangelo – possederanno la terra.

– Antonio Paolucci

Il mondo degli umili, degli ultimi, che già aveva sollecitato la sgorbia ribelle di Lorenzo Viani, nelle opere di Gino Terreni si fa tramite per ravvivare in ogni momento il ricordo terribile, incancellabile, della guerra., assumendo universalità di significato “per non dimenticare”. Riflessione, messaggio, monito. Richiamo instancabile alla pace, alla gioia per la vita, al dono dell’intelletto, alla speranza che sempre illumina il percorso umano, alla libertà che è esaltazione dei valori più alti di ogni persona. In quei volti trasfigurati ma segnati di forza e compostezza, in quei corpi piegati nell’estremo sacrificio ma sorretti dalla fede, alita un respiro di serenità, di amore, di altruismo, come nella rappresentazione del martirio di Padre Kolbe. (…) Mai più orrori e violenza! Sembrano gridare le figure che Gino Terreni ha inciso con infaticabile ardore su chilometri di legno di filo, oppure che ha scolpito nella pietra e nel marmo per imponenti monumenti. (…) Gino Terreni ha sempre guardato al futuro. Amava insegnare ai giovani. E lo faceva con grande semplicità, mai ostentando sapienza, bensì con umiltà, disponibilità e generosità nell’offrire con sincera naturalezza tutta la sua esperienza di arte e di vita. Con quella semplicità che è solo dei grandi.

– Gabriella Gentilini

Riflettendo sulla lunga e articolata produzione di Gino Terreni, mi giunge istintiva una frase: tutto, per lui, è arte; tutto, per lui, è sacro. La sua testimonianza dimostra la bellezza e la pienezza dell’arte, elemento che può abbracciare, accompagnare, e, soprattutto, riempire un’intera vita. Vissuta attraverso il filtro di tutte le forme artistiche, che hanno consentito a Gino Terreni di indagare l’esistenza, la speranza e la concretezza con carotaggi davvero magnifici e attraverso la scultura, il mosaico, il dipinto, l’affresco, la xilografia, la vetrata; attraverso piccole opere più intime e grandi segni pubblici. Egli è quindi il ritratto di un artista multiforme, eppure coerente e lineare nei suoi obiettivi estetici e sociali. Genialità, coerenza, dinamismo, sono le note che caratterizzano il suo spartito, eseguito lungo i novanta anni della sua vita.

– Marco Gamanossi

Artista che stupisce per la qualità e la quantità della sua produzione artistica oltre che per l’eccezionale varietà, Gino Terreni è uno sperimentatore alla stregua di un Leonardo da Vinci a cui si sente prossimo, non solo per la vicinanza dei rispettivi luoghi natali ma anche e soprattutto per quella curiosità intellettuale che lo ha condotto a cimentarsi con tecniche antiche, apportando modifiche e variazioni proprie. (…) Terreni vive per la sua arte e perché questa sia il veicolo di un messaggio imperituro rivolto soprattutto ai giovani, protagonisti del domani.

– Giovanna M. Carli